Da Gineffa, e dopo l'interrogatorio di rito che il Comando Inglese mi ha fatto,e che volevano essere messi al corrente delle nostre forze, risposte che io davo con orgoglio di supremazia, dopo qualche giorno, siamo stati trasportati nel campo di concentramento di Alessandria d'Egitto ed in questo campo,abbiamo avuto in nostro numero di matricola quale prigioniero di guerra e sotto la protezione della Croce Rossa Internazionale.
Ad Alessandria d'Egitto,sono diventato un numero 20376 prigioniero di guerra. In questo Campo,viviamo un pochino meglio,non abbiamo più la sofferenza dei parassiti dei quali siamo riusciti a liberarci, é rimasta la fame, ed io, che avevo ancora l'orologio “ZENIT” l'ho venduto per cinquanta piastre ad un egiziano che passa, tutte le mattine nei limiti del reticolato a vendere panini ed altre piccole cose. In tenda siamo dodici persone,con me c'é sempre il mio amico Graziosi Orlando,e De Angelis Vincenzo; con queste cinquanta piastre compro dodici panini al mattino per quattro giorni, così abbiamo passato quattro giorni con un pò di cibo in più ed é stato notevole.
Il campo di Alessandria d'Egitto, è piccolo, di una capienza di circa trecento persone,alla: periferia della città, e qui, di tanto in tanto,vengono i nostri connazionali,ci salutano a distanza e si fanno riconoscere con il segno del tricolore.