Cinque Febbraio 1941,é ritirata,nelle prime ore del mattino,con l'autocarro Ceirano 47/C targa A.M.2504 a bordo io I° Aviere Automobilista Abbenda Pietro e l'Aviere Scelto Aiuto automobilista Graziosi Orlando,l'autocarro é carico di munizioni,cartucce per mitragliatrice ben custodite in cassette di legno pesante protette con lastre di piombo all'interno.
Durante la notte (4-5 febbraio)sostiamo decentrati dall'Autogruppo di Bendasi "sotto degli alberi per occultarci dai bombardamenti che durante la notte sono stati continui; e continua é stata l'illuminazione dei falò che dagli aerei venivano lanciati e che mantenevano una chiara visibilità;col sopraggiungere l'aurora del mattino,c'é calma,aerei non si sentono,e noi partiamo secondo l'ordine e,- L’itinerario predisposto dal Comando Autogruppo A.M. di Bengasi (Bengasi Tripoli).
Iniziamo il viaggio,é un momento tranquillo,una bella giornata di sole,calma senza vento e senza bombardamenti,io, alla guida del mezzo parlando con il mio Amico Graziosi,dico: Ringraziando Dio,stà andando tutto bene e proseguiamo nel nostro itinerario di viaggio;ma,arrivati all'altezza nei pressi di Agedabia,un Ufficiale motociclista, dei bersaglieri, con pistola alla mano ci,intima "L'ALT", Ubbidisco,scendo dalla macchina e chiedo i motivi.
La risposta é chiara e dura,non si può proseguire perché più avanti,la strada é interrotta e bloccata dal nemico,ho l'ordine di fermare tutti e se tendi a partire, debbo spararti.
L'obbedienza é assoluta, é il caso che sono la prima macchina ad essere bloccata e dopo di me, si accodano tutti i mezzi e truppe in ritirata che arrivano. Le ore passano,la colonna si allunga sempre di più,sono automezzi dell'Esercito Militare,Carri armati,mezzi civili, ecc.... a vista d'occhio si é formata una colonna di circa cinque o sei chilometri buoni.
Il personale attende ordini,ma non si sa niente. Vicino a me, c’é un gruppo di Ufficiali Superiori, Generali, colonnelli, ecc....parlano concitatamente,intanto il sole volge verso il tramonto,nasce in me la certezza che siamo in una trappola che stà per scattare,mi preoccupo, mi,faccio coraggio e chiedo ad un Ufficiale,Tenente dell'esercito che ha un binocolo appeso al collo se può darmelo per un attimo per accertarmi di ciò che vedo ad occhio nudo e da lontano. Non mi sono sbagliato,a distanza vedo una,nuvola di sabbia che si eleva,i venti non ci sono,riconsegno il binocolo all'Ufficiale e ad alta voce dico: Siamo in trappola, quella nuvola di sabbia che vediamo da qui,é sabbia che viene sollevata da automezzi in corsa e che vengono verso di noi;se non sono Italiani,é il nemico che ci affronta; e dissi: non c'é tempo da perdere,sparpagliamoci; perché cosi incolonnati siamo un bersaglio facile.
Infatti ci fu uno sbaraglio,bastarono pochi minuti che i proiettili del nemico fecero bersaglio sui nostri automezzi
E carri armati incolonnati sulla strada "BENGASI TRIPOLI” Feci appena in tempo a mettere in moto l'autocarro ;per la messa in moto era necessario girare a mano la manovella della messa in moto posta nella parte anteriore della macchina e sotto il radiatore dell'acqua raffreddamento motore.
Al mio amico di guida, Av.Sc. Graziosi Orlando dissi: Tu passa al volante e guida a testa bassa affinché la testa ci venga protetta dal carico che funge da corazza,io,seduto
sul parafango destro dell'autocarro ti dò il comando di guida per sviarci dal fuoco della mitragliatrice dell'autoblinda che ci insegue.
La corsa è vana, percorrendo a zig-zag sulla sabbia del deserto, verso il mare,ci siamo insabbiati,si é spento il motore e immediatamente siamo stati sopraffatti dall'autoblinda che ci inseguiva mitragliandoci,ci sobbalzò in avanti,il pilota,fuori dalla torretta,dopo due tiri con la pistola a me diretti,non mi ha preso, mi ha intimato ad alzare le mani,e sono rimasto impassibile,e calmo ho fatto in tempo ad alzare il cofano motore per potere ingolfare la macchina di benzina e farla saltare in aria mediante il filo della candela e la rimessa in moto. Gli altri soldati appiedati che mi stavano vicino al fianco della macchina, vidi che avevano già alzato le mani. Io sténto ad alzare le mani,quel soldato,nemico in guerra, l'ho sempre ricordato e lo ricordo come se fosse oggi perché in quel momento ha compiuto un atto umano;nell'eccitazione dell'inseguimento e della battaglia mi ha mitragliato,e, da fermo,uscito dalla torretta dell'autoblinda mi ha sparato due colpi con la sua pistola che mi hanno rasentato gli occhi;malgrado , ciò,ero calmo e sono rimasto riflessivo ed ho detto al mio amico GRAZIOSI Orlando che stava dietro di me,alle mie spalle con le mani alzate: ORLANDO! se ti salvi,poiché conosci l'indirizzo della mia famiglia in Italia, riferisci loro che sono morto tranquillo pensando a loro tutti,li abbracci per me.
Detto questo,Graziosi mi ha dato un calcio nel sedere e mi ha detto ad alta voce: Alza le mani,non puoi fare niente,se non alzi le mani,ci fai uccidere tutti,guardati attorno, butta il fucile e arrenditi.
Fu un attimo,mi guardai attorno,le autoblindo ci avevano circondato,l'Esercito sbaragliato,ufficiali,sottufficiali e truppa tutti con le mani alzate;buttai il fucile che ancora tenevo impugnato e alzai le mani.
Da questo momento, sono prigioniero in mezzo a tutti e circondati da quattro autoblindo,ci ' fanno incamminare verso il deserto ed ha inizio così la via crucis del prigioniero, al tramonto del sole del 05.02.1941.