I giorni,cominciano a passare lentamente,le giornate si irrigidiscono,ci avviciniamo all'inverno, e noi, dalla prima vestizione che abbiamo avuto a Durban, non abbiamo avuto altro,quasi tutti ci troviamo con un paio di pantaloni leggieri e una camicia,avanziamo le nostre richieste ai nostri diretti superiori che provvedono ad aggiornare il comando inglese affinché provvedono al necessario;deboli ancora come siamo,il freddo potrebbe cagionare dei malanni irreparabili. I chiedenti visita del mattino aumentano sempre di più e maggiore è il numero dei malati che viene ricoverato presso l'ospedale inglese che è fuori dal campo di concentramento qui nel Sud Africa, la stagione é inversa dall'Italia é come se fossimo in autunno.
Altri prigionieri di guerra, affluiscono continuamente, Il Blocco numero uno, ormai si é completato,contiamo ottomila prigionieri,duemila per ogni campo,abbiamo la libertà di scambiarci le visite da un campo all’altro,le prime ricerche che facciamo tra di noi,é sapere da dove vengono e se troviamo i compaesani; e infatti ci ritroviamo in molti. Del mio paese che é Sezze Romano ( latina ) siamo tanti,non ricordo tutti i nomi ma é sempre piacevole incontrarci e ricordare la vita del passato augurandoci sempre che al più presto possiamo ritornarci.
Dal Campo dove io sono ( Campo numero due )si vede la grande distesa di altri campi preparati per l'accoglimento di altri Prigionieri,dal numero dei blocchi, che sono altri sette blocchi preparati,sembra inverosimile pensare che questi blocchi si riempiranno; purtroppo, la realtà è che quasi tutti i giorni vedo arrivare prigionieri che stanno popolando anche il secondo blocco a noi confinante frontalmente nel lato sud del I° Blocco,ci separa solo un doppio reticolato spazioso di circa otto metri,e li corriamo anche per andare a chiedere notizie ad alta e a bassa voce che osiamo dire "radio prigionieri".
Non posso tralasciare di ricordare le prime disgrazie che sono capitate nel campo numero uno, non é tanto tempo che siamo accampati nel blocco numero uno quando un giorno del mese di Maggio 1941,all'improvviso si é scaturito un grande temporale,l'aria si oscura, trema la terra tuoni e fulmini a non finire,siamo dentro le tende ( tende a cono rette da un palo centrale sul quale palo,generalmente abbiamo attaccato i nostri suppellettili:piatti,gavetta,bicchieri
(cosa questa che é risultata fatale) perché un fulmine,entrato attraverso il palo centrale,a contatto con le suppellettili di metallo,si é diramato da una tenda all'altra uccidendo nella prima quattro prigionieri e lasciando feriti gravi sia nella prima che nella seconda tenda. E' la prima volta che veniamo a conoscenza di morti nel Campo,rimaniamo tristi,addolorati e impauriti,sono giorni che i temporali aumentano,é stata una fortuna che un ingegnere prigioniero nel campo n° Uno, ha dato l'idea di correre dentro il refettorio per salvaguardarci dalle scariche elettriche. Il refettorio come accennato prima ha la capienza di duemila persone e qui ci ha dato le spiegazioni a riguardo. Essendo il refettorio, coperto da bandoni di zinco su specifiche armature e poggiate su pali di legno ancorati a terra, a queste condizioni,le lamiere di zinco funzionano come la gabbia di FARADAY,perché sono isolate da terra,e le scariche elettriche sui bandoni di zinco deviano la loro direzione e non attraversano la copertura di zinco. E noi rimaniamo incolumi dal pericolo che si presenta. Il consiglio che abbiamo avuto é risultato valido e vero perché da dentro il refettorio, quando si verificavano questi temporali vedevo le scariche elettriche che dal soffitto del refettorio, deviavano all'esterno e andavano a scaricarsi a terra.
I morti, vengono sepolti in un area adiacente il
campo di concentramento che il Comando Inglese ha messo a disposizione, si tratta di un campo attualmente aperto senza alcun recinto. Per i defunti,c'é stata l'assistenza spirituale da parte del Cappellano Militare Don Francesco De Luca "instancabile nostro Padre Spirituale che ci tiene su di morale e attendere con fiducia le cessazioni delle ostilità e tornare sani e salvi nel seno delle nostre famiglie delle quali non abbiamo ancora alcuna notizia. Siamo sempre fiduciosi e ascoltiamo tutte le Domeniche la Parola di Dio predicata dal Suo Ministro nostro Don Francesco De Luca. Dico nostro perché é sempre vicino a noi e ci rincuora con la sua parola di Fede.
Siamo ancora nei primi mesi di prigionia da oltre
un mese qui a ZONDERWATER, il freddo si fa sentire sempre di più e per fortuna,il Comando Inglese ha approvvigionato nel magazzino esistente nel Blocco numero uno, il necessario per la vestizione; e tra una settimana avremo tutti il necessario.
Arriviamo al mese di Giugno 1941,1'acqua ghiaccia nei tubi,i servizi igienici sono tutti all'aperto come precedentemente accennato e a questo dobbiamo abituarci,al freddo mi sono abituato,la pelle si é indurita a una sofferenza patita. Mi danno la vestizione,la maglia,la camicia, le scarpe,il cappotto,e così rivestito,mi sento meglio e andiamo avanti con le proprie e piccole attività che dobbiamo disbrigare nel campo "le attività che svolgo nella Compagnia Deposito dove sono in forza".
Come accennato, delle nostre carenze fisiche patite, comincio a sentirne le conseguenze,siamo nel mese di Giugno inoltrato,chiedo visita presso l'infermeria del Campo numero uno Blocco numero uno,e vengo ricoverato nella suddetta infermeria per Itterocatarrale,e nel contempo comincio a sentirmi male di stomaco e milza....vengo
curato a solo latte,il latte che mi danno é latte in polvere che viene diluito in acqua calda,il dottore che mi ha preso in cura, é il Tenente medico NOCCIOLI Roberto,mi ha raccomandato di seguire la dieta di solo latte e non altro,dovrò stare ricoverato per un minimo di quindici giorni.
La prima notte che dormo in infermeria,riposo
su un vero letto,mi ero dimenticato come si riposa sul letto,infat-ti,ho dormito profondamente fino al mattino, quando é passato l'infermiere a controllare la temperatura. Il latte, non mi manca, ne bevo complessivamente due litri al giorno,durante il ricovero in infermeria, é con molto piacere che dico di avere ricevuto visite inaspettate, sia dal Maresciallo comandante del Blocco, che dai miei diretti superiori Serg. magg. Nubile e Serg. Magg. Martimucci che mi augurano una buona guarigione e di tornare presto a riprendere il mio lavoro. Durante la permanenza in infermeria, il Comandante della compagnia mi ha portato un bel gilè di lana, sono rimasto sorpreso,mi ha detto che é dono del Comitato Italiani Prigionieri di guerra che risiede nella Città di Pretoria,Sud Africa. Sono rimasto molto contento ed ho dato incarico di ringraziare il Comitato Italiani. Anche i miei paesani che sono nel blocco numero uno,a turno sono venuti tutti a trovarmi augurandomi tutti una buona guarigione.
Nella prima decade del mese di Luglio 1941,sono,stato dimesso dall'Infermeria ed ho ripreso la mia attività in compagnia. Il primo incarico che ho ricevuto,é quello di fare un censimento in compagnia e rendermi conto quanti analfabeti ci sono. Incarico che svolgo volentieri e che con amarezza riferisco che oltre il cinquanta per cento della compagnia sono analfabeti(siamo nell’anno 1941). Dobbiamo fare qualcosa;e dico al Serg. Maggiore:”Queste persone non sanno né leggere né scrivere,noi abbiamo del tempo perché non li istruiamo?” il rimedio c'è; basta cominciare, io vado in cucina e chiedo i fogli di carta che si distaccano dalle scatole di carne in conserva ed altri barattoli che si usano,purché ci sia carta pulita,qualche matita si rimedia,chiediamo il permesso di usare il refettorio a questo scopo, e cominciamo il lavoro.
La mia iniziativa é accettata di buon grado e incominciamo noi senza pensare allo sviluppo che potesse avvenire.
Ho iniziato così la prima mattina,ho staccato i fogli
di carta dalle scatole di carne in conserva e da quelle dei pomodori,una matita che avevo già,ed ho dato inizio ad istruire qualcuno che avesse più necessità. Tra questi, ho invogliato un giovane al quale io personalmente gli scrivevo per la sua famiglia (giovane già padre di famiglia.) Gli ho detto:”Tu adesso deve imparare a leggere e scrivere,se non accetti la mia proposta,non ti scrivo più nessuna lettera perché é bene che i fatti tuoi di casa li conosca solo tu e non altri”. Mi risponde “ come faccio" Ti insegno io e andrai bene. Mi ha ascoltato,e si é messo con molta volontà. La cosa mi sorprende per l'intelligenza di questo giovane padre,in quaranta giorni di lezione ha imparato a scrivere la prima lettera a casa sua. Lui non se la sentiva di iniziare a scrivere,ed io gli ho detto,”Ti stò vicino,però scrivi con le tue parole,e manda a dire ciò che ti senti,delle mie parole non ce ne deve essere nemmeno una.”Infatti ha iniziato a scrivere il suo primo pensiero; io, nel leggerlo,sono rimasto sorpreso dall'espressione armoniosa del collegamento delle sue parole,l'ho incoraggiato di nuovo elogiandolo del suo modo espressivo "continua così che vai molto bene”. Si é commosso,ha preso gusto allo studio e si sforza alla ricerca del sapere "ho dovuto calmarlo e dirgli,"piano piano scriverai sempre meglio",ma non sforzarti troppo.
Scritta la prima lettera a casa, é passato un pò di tempo ad avere la risposta," nel campo di concentramento posta ne riceviamo ben poca" il giorno che l’ha ricevuta, é venuto da me così commosso e gioioso che ha pianto dalla gioia.
Da questo mio pensiero "Scuola”sembra incredibile, c'é stata una affluenza di persone qualificate che si
é offerta ad insegnare "premesso che il Comando Inglese ha accettato di buon grato tale iniziativa che ci viene incontro con degli aiuti materiali.
Nasce così la scuola nel campo di concentramento;
nasce un SETTIMANALE DEI P.d.G. ITALIANI (Prigionieri di guerra Italiani) si sviluppa:Cultura,Sport,Teatro,Ufficio Benessere (Welfare Officer) Segretario dell’Ufficio il Serg.Magg. Nubile mio comandante della Compagnia Deposito,veniamo a conoscenza del COMITATO ITALIANI PRO PRIGIONIERI DI GUERRA nel SUD AFRICA con Sede nella città di PRETORIA e che vengono a trovarci nel Campo
di concentramento facendo capo presso il Comando Inglese. Nel Campo, ogni prigioniero,intraprende qualche iniziativa,
é come se ci fosse un risveglio nella vita di ognuno per un domani migliore.